I 10 film che hanno segnato il 2014 per L’indiependente

Travolti dalla mania per gli interminabili elenchi di fine anno, tra una lista di Babbo Natale e una chart sui gattini più cliccati del web, ci andava di buttare giù un breve resoconto su quello che è successo al cinematografo quest’anno, pronti a (sper)giurare che è l’ultima, ma proprio l’ultima, classifica di questo 2014.

 

A cura di

Gioele Amos Viganò, Paco De Renzis, Antonio Perrelli, Giacomo Cortese, Luca Ciaramella.

 

 

10. Due Giorni, Una Notte –  Jean-Pierre e Luc Dardenne

I fratelli Dardenne sono stati capaci di racchiudere la crisi economica di questi anni in una emblematica storia che racconta la battaglia di una donna per non perdere il lavoro. La messinscena scarna unisce la crudeltà dell’argomento ad un’imprevedibile tensione crescente che sbatte in faccia allo spettatore un finale cinico, realista ed emozionante… come il cinema autoriale dei Dardenne. La Cotillard struggente senza eccessi, affascinante anche senza trucco.

9. Locke – Steven Knight

Locke è un film estremamente pregiato. Locke è un film estremamente anomalo. Superficialmente verrebbe spontaneo accostarlo al filone delle pellicole claustrofobiche, quelle in cui il protagonista è intrappolato da qualche parte per causa di forza maggiore, è costretto a fare i conti con la propria coscienza e via discorrendo. Locke è molto di più: Ivan Locke si è autorecluso, si tratta di un castigo volontario, una fustigazione indoor, a bordo di un mastodontico BMW X5, da Birmingham a Londra. Splendida la scomposizione tra momento narrativo e spazio evocato. Il film si svolge tutto fuori dall’auto, ma la macchina da presa non fa che scrutare Tom Hardy. Ottimo lavoro, Knight.

8. Frank – Lenny Abrahamson 

E’ possibile prendere un attore acclamato come Fassbender, fargli indossare un’enorme maschera di cartapesta per quasi tutta la durata del film e nonostante questo ottenere una delle prove recitative migliori dell’anno? Frank non è solo un lungometraggio sulla musica, sull’arte e sul modo di vivere entrambe (ci mancherebbe); è anche un la storia di un viaggio attraverso se stessi al termine del quale entrambi i protagonisti si ritrovano annientati e proprio in questo annientamento scoprono la forza di affrontare i propri limiti e le proprie debolezze in un finale aperto che lascia spazio alla redenzione e alla rinascita.

7. Only Lovers Left Alive – Jim Jarmusch

In un periodo storico in cui ci siamo tutti (pure le ragazzine…) rotti il cazzo di storie d’amore e vampiri l’immortale Jim Jarmusch dirige un film che tratta di una storia d’amore tra vampiri. Tilda Swinton e Tom Hiddleston vivono una relazione amorosa tormentata e secolare, fra Tangeri e Detroit. Acuti riferimenti letterari e noise rock incorniciano l’ennesimo capolavoro indi(e)pendente del caro vecchio Jim Jarmusch.

6. Martin Scorsese – The Wolf Of Wall Street

Scorsese ci invita in un viaggio nel cuore pulsante del capitalismo. Un kolossal sulla drammatica realtà della jungla finanziaria di Wall Street. Leonardo Di Caprio interpreta la vera storia del talentuoso broker statunitense Jordan Belfort, firmando uno dei suoi lavori migliori: travolgente nell’interpretare l’ascesa paradisiaca e struggente nel trasmettere la devastazione della caduta, quando il sogno americano si trasforma in un incubo di solitudine e disperazione.

5. Inside Llewin Davis – Joel e Ethan Coen

Un sofisticato ricamo sulla roulette russa dell’industria musicale e, probabilmente, intorno all’esperienza umana in generale. Un viaggio alla scoperta di Dave Van Ronk, fonte d’ispirazione prevalente se non esclusiva per la genesi del protagonista. Non sarà certo un po’ di folk e qualche venatura meno on the road a svilire l’impatto di una pellicola che, d’altra parte, non potrebbe che essere dei Coen.

4. Dallas Buyers Club – Jean-Marc Vallée

Dallas Buyers Club è sopratutto un’eccellente prova attoriale di Matthew McConaughey e Jared Leto che innalzano l’opera rendendo l’evoluzione narrativa della storia ed ogni scena che condividono intensa e toccante. Metamorfosi fisica, alchimia nei dialoghi e crudo realismo per la battaglia (truffaldina) di un malato di AIDS contro il sistema sanitario americano negli ’80 portano il film ad essere una delle sorprese dell’ultimo anno cinematografico.

3. Mommy – Xavier Dolan

Xavier Dolan, il ragazzo prodigio del cinema mondiale, sembra non essere in grado di sbagliare un colpo. E se finora i suoi film erano stati apprezzati principalmente dalla critica, Mommy è l’opera con cui, anche grazie al Jury Prize di Cannes, il giovane canadese SI consacra agli occhi del pubblico mondiale. Persino la distribuzione italiana ha dovuto capitolare dopo anni di ostracismo (brutta cosa il bigottismo, purtroppo). Come potevamo dunque non mettere in classifica questo eccezionale coacervo di drammi edipici e relazionali conditi da regia e fotografia impeccabili?

2. Her – Spike Jonze
In un futuro prossimo, tutt’altro che distopico, il solitario Theodore (Joaquin Phoenix) si innamora di Samantha (a cui Scarlett Johansson presta la voce), un sistema operativo dal’acuta intelligenza artificiale. Possono oggettivarsi tra un software e un individuo in carne ed ossa la tenerezza, l’erotismo e i litigi che legano due persone? Un autocritico Spike Jonze ci dice di sì. Colonna sonora struggente e incantevole firmata dagli Arcade Fire.

1. Grand Budapest Hotel – Wes Anderson

Gli interni lussuosi senza padrone di un hotel in un’immaginaria repubblica dell’est prendono vita in un vortice di guanti bianchi e tappeti rossi. Un’appassionante commedia che esalta la poesia celata dietro l’etica professionale di facchini puntuali e fedeli apprendisti. Lo stile di Anderson continua a deliziare le pupille gustative con il suo stile meticolosamente caotico coronato dal consueto cast pirotecnico (Fiennes ,Norton, Law, Brody, Wilson, Dafoe, etc).

 

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