Di poesia se ne legge poca, troppo poca. Forma di linguaggio inspiegabilmente snobbata dalla maggior parte dei lettori, forse perché considerata difficile nonostante sia l’unica – o comunque la più precisa – per far brillare di vivida lucidità le immagini che si vogliono mettere su carta. E lucidità, vita, potenza sono proprio alcune delle caratteristiche che scorrono e pulsano nei versi di Rebecca Tamás in WITCH – suo esordio come poetessa. Una raccolta di poesie e incantesimi che con grande intelligenza e trasporto mescola, come se fosse un calderone nelle notti di luna piena, storia, femminismo, rabbia e desiderio sessuale per dare forma e vita una creatura complessa e rivoluzionaria come è quella della strega.
Rebecca Tamás sarà ospite del FILL – Festival of Italian Literature in London dove dialogherà con Loredana Lipperini, moderata da Marzia D’Amico, di letteratura, streghe e magia nera. L’abbiamo quindi intervistata per scoprire qualcosa di più della sua raccolta, del richiamo alla poesia e della sua attenzione per queste tematiche.
Qual è stato il tuo primo incontro con la poesia? Cosa ti ha spinto e convinto a usare questa forma di linguaggio per esprimerti?
Come per molti il mio primo incontro con la poesia è stato a scuola, ed ho sentito subito affinità con questa forma. Nell’immediatezza e nell’intensità della poesia c’è qualcosa che mi ha parlato al tempo e che lo fa tuttora. Non riesco a pensare a una trama o una struttura nello stesso modo di chi scrive romanzi. Ho bisogno di quest’espansione della lingua.
WITCH è la tua prima e lunga raccolta di poesie: quanto tempo ci hai lavorato? Avendo scritto in passato anche altro in prosa, hai sentito differenze sul tuo approccio alla scrittura?
Ho impiegato quattro anni per scrivere WITCH, e l’ho composta come parte di un percorso di dottorato alla Univerisity of East-Anglia (Norwich, UK). Ciò significa che ho avuto i consigli di una meravigliosa relatrice, la poetessa Denise Riley, che mi ha guidata lungo tutta la creazione di questa prima raccolta. È stato un processo abbastanza diverso rispetto ai precedenti: sapevo sarebbe stato un progetto olistico, piuttosto che tante singole poesie. Mi sono approcciata al lavoro con quest’idea, cercando quindi costantemente di creare connessioni tra una poesia e l’altra.
La tua raccolta si concentra e indaga la figura della strega – uno degli archetipi femminili. Cosa ti ha portato a questa figura? E’ stato il risultato di una fascinazione passata o una scelta con un preciso intento, anche politico?
Sono sempre stata affascinata dall’occulto, ma non avevo in mente di scrivere di stregoneria: volevo trovare un modo di introdurre una discussione in merito al silenzio storicamente imposto a tutte le persone che si identificano come donne, per provare a tenere conto del vuoto lasciato dalla loro storia, che non è stata documentata. Ovviamente si tratta di un argomento vastissimo e impossibile da contenere; la figura della strega è stata quindi un mezzo, una via per pensare politicamente alle forme che le donne sono state obbligate ad assumere, e al potenziale della loro emancipazione e libertà.
Ho precisato politico perché la Strega da te ritratta ci appare ha una caratterizzazione particolarmente intensa: una figura vivida, libera, fatta di luci e ombre; una creatura rivoluzionaria che non ha paura di vivere il proprio essere e il proprio corpo, quindi anche il proprio piacere sessuale. Hai sentito un’urgenza o la necessità di affrontare questi temi?
Come hai detto, per me la figura della strega non veicola soltanto sofferenza, oppressione e oscurità. La strega rappresenta anche la libertà femminile alla sua massima potenza: la libertà di autodeterminarsi, di poter giocare con il genere e trasformarlo, di esprimersi ed esplorare il sesso e la sessualità, di espandere e possedere il proprio desiderio. La strega si prende ciò che vuole, senza scuse o imbarazzo, e l’intensità di quel modo di essere mi è sembrata la visione rivoluzionaria di un vivere basato su principi femminili. La strega è un’immagine di libertà femminile che non si è ancora realizzata, ma che ci attrae per via del suo potenziale visionario.
the witch wanted to cut throats
break and break and break and break
and break and break
see what her hand would look like
ripped from its mooring
hate is this spit
it is pushing open a chapped mouth
and spitting into it(da “WITCH TRIALS”)
Parlando di luci e ombre, la Strega fa esperienza della Storia e del suo potere di creare e distruggere, anche attraverso sentimenti visti come “negativi”. Quanto pensi sia importante riuscire ad accettare e concederci anche quelli, come la rabbia?
Penso che la rabbia e la furia siano emozioni cruciali dell’essere femminista. Abbiamo bisogno di concederci rabbia nei confronti di un mondo che continua ogni giorno a opprimere e causare sofferenza alle donne, e furore verso una storia che ci ha messe a tacere e represse. Penso che le donne ogni tanto percepiscano la rabbia come inappropriata o sgradevole, ma la rabbia è combustile: il carburante necessario per rispondere e riappropriarci delle nostre storie. Sono proprio quella rabbia e quel desiderio di distruggere i freni della società a cui volevo arrivare nella mia raccolta.
Quali sono i riferimenti principali che ti hanno aiutata nel costruire una tua personale immagine della strega?
Ce ne sono molti ma probabilmente l’ispirazione più grande l’ho avuta dal libro Calibano e la strega di Silvia Federici. Federici mostra che i processi contro le streghe riguardavano soprattutto la restrizione della possibilità di azione e della sessualità delle donne ed erano collegati alla crescita di una sorta di proto-capitalismo. Questa versione profondamente politica del significato della strega europea mi ha dato un enorme spazio di manovra per sviluppare le mie idee. Mi hanno influenzato anche l’occulto e le correnti rituali nel lavoro di poetesse come Ariana Reines, Dorothea Lasky, Nisha Ramayya e Bhanu Kapil.
In tutta la raccolta si percepisce una voglia di liberazione dai confini, e quindi i limiti, delle definizioni, come quello di sacro e sacralità. Cosa è per te sacro?
Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere. Penso che per me l’idea del sacro sia collegata al filone ecologico che attraversa il libro: quella sacralità di ciò che perpetua la vita nella maggior parte degli esseri viventi.
Per me il sacro non appartiene alla chiesa o alle religioni organizzate – è parte dell’esperienza dell’essere vivi, di creare connessioni, del pensiero steso. Il sacro si infila sempre al linguaggio, aprendo così a forme di esperienza potenti e non razionali.
when the witch was captured they instigated a strip search
they were looking for the place the devil had marked her
with his teeth
or with his penis
or with his own devil instruments(da “WITCH EUROPE”)
Una delle poesie più lunghe e potenti della raccolta “WITCH EUROPE”, con ironia attraversa la storia di questo continente affrontando le tremende accuse mosse nei confronti delle streghe. E’ come se nelle ferite del passato risuonasse il dolore quasi di un genere, e quindi di tutte le donne vittime dell’oppressione patriarcale. Puoi dirci di più su questa poesia?
Sono molto d’accordo con quello che dici di questa poesia. Presenta non solo il trauma dei processi alle streghe che si sono tenuti in Europa, ma quegli stessi processi come sineddoche dell’oppressione delle donne lungo tutta la storia del continente. Ancora una volta ci rammenta che i ricordi e le rovine della nostra storia non sono semplicemente esempi di “sviluppo”, “progresso” o “cambiamento”, anzi: dimostrano la repressione di innumerevoli sofferenze, impossibili da rappresentare. Sotto superfici bellissime si cela sempre una storia che preme per emergere.
spell for sex
one damp steak
hung outside from the porch
whistling into the streaked and furious
night
La raccolta alterna poemi più lunghi a veri e propri incantesimi di varia lunghezza. Come hai lavorato sulla struttura?
È stato un processo abbastanza organico, ma dopo avere scritto alcune delle poesie più lunghe, era diventato evidente che servissero alcune più brevi per spezzare la narrazione. Le poesie-incantesimo mi hanno dato la possibilità di esplorare i temi in modo più indiretto, e di spostare e rispecchiare le idee dei lavori più lunghi.
the witch is tired and at war
she hates the past and she hates the present(da “WITCH FIRE”)
Nella tua raccolta sono presenti riferimenti alla cultura moderna, così come a quella classica e mitologica (come Ovidio – per citarne uno). Qual è il tuo rapporto con questi elementi della tradizione e col passato? Come si crea un ponte tra le proprie radici e la necessità – se la senti – di costruire un nuovo immaginario?
Ritengo che questo sia un libro sulla storia, e come tale ha bisogno di immagini di tempi passati per darne forma e contesto. Io non vedo il passato come un libro chiuso, anzi: il passato è aperto a noi scrittori moderni perché ne possiamo attingere e creare relazioni con esso. È una materia fluida, non siamo sciolti dal passato.
Al FILL dialogherai con Loredana Lipperini di stregoneria, donne e forze oscure. Cosa ti aspetti dalla partecipazione a questo festival e in che modo credi che questo tipo di eventi possano essere utili per la letteratura?
Non vedo l’ora di incontrare un’autrice così stimolante ed entusiasmante. Penso che il grande valore del FILL sia quello di riunire autori di differenti nazionalità. Il Regno Unito riesce a essere tremendamente chiuso nei confronti delle letterature straniere; anche se questa tendenza sta un po’ cambiando, abbiamo bisogno di eventi cruciali come questo per mostrare le connessioni che abbiamo con un mondo di opere elettrizzanti. Attraversare i confini non è mai stato così importante.
Per concludere, a quale incontro del festival parteciperai come pubblico?
Sfortunatamente nessuno, non vivo a Londra per cui sarà visita tragicamente fugace.
the witch has too many reasons to part from the earth but
she won’t part
inside a crater the skin of the earth bursts
she cannot go home from the world(da “WITCH VOLCANO”)